La biodisponibilità
La biodisponibilità rappresenta la velocità con cui una sostanza, come un farmaco, un nutriente o un integratore viene assorbita da un organismo. Si tratta di un parametro che evidenzia un aspetto molto importante quando si valuta l’efficacia di un integratore.
Come funziona la biodisponibilità
Quando assumiamo un integratore per via enterale, indipendentemente dalla sua forma, subirà lo stesso percorso del cibo. Verrà ingerito, elaborato dall’apparato digerente e attraverso la parete intestinale entrerà nel torrente circolatorio per giungere infine all’organismo a cui é destinato. Una volta raggiunta la zona di destinazione potrà iniziare ed espletare gli effetti benefici ad esso associati. Quanto più velocemente lo farà tanto meglio sarà per noi.
Ci sono però dei fattori che possono intervenire mutando in modo sostanziale l’effetto prodotto dall’assunzione di un integratore modificandone la biodisponibilità.
I fattori che modificano la biodisponibilità possono riguardare l’integratore o il nostro corpo.
Relativamente all’integratore la biodisponibilità muta a seconda:
- Del modo in cui viene assunto
- Del tempo necessario alla sua digestione
- Dalla formulazione e dalla qualità degli ingredienti
- Dall’interazione con altri nutrienti che potrebbero limitarne o esaltarne l’assorbimento
Riguardo al nostro corpo entrano in gioco questi fattori:
- L’età
- Il sesso
- Lo stato di salute
- La microflora intestinale
- Lo stato dell’apparato digerente
- Eventuali intolleranze
- La modalità di assunzione (a stomaco vuoto o pieno)
- L’orario di assunzione
La biodisponibilità in poche parole é la capacità dell’integratore di essere utilizzato. Quanto più i principi assunti, siano essi vitamine, minerali, enzimi o fermenti, raggiungono in modo efficiente e rapido la parte del corpo che devono aiutare, tanto più l’integratore sarà efficace.
Assumere un integratore in un formato non adeguato con una biodisponibilità limitata è uno spreco inutile di denaro ed un altrettanto inutile affaticamento del nostro corpo. Optare per un tipo di integrazione che aumenti la biodisponibilità di un principio senza coinvolgere l’apparato digerente e raggiungendo il circolo sanguigno rapidamente ci consente di ottenere risultati migliori.
La bioaccessibilità
La bioaccessibilità indica la frazione di nutrienti rilasciata dalla matrice alimentare durante la digestione gastro-intestinale e disponibile per l’assorbimento.
Benché i termini biodisponibilità e bioaccessibilità siano spesso usati indistintamente è importante osservare che la biodisponibilità include la bioaccessibilità.
La bioaccessibilità comprende le intere sequenze di eventi che prendono luogo durante la digestione dei cibi e dei nutrienti in generale in materiale che può essere assimilato dall’organismo tramite le cellule epiteliali della mucosa gastro-intestinale.
Col termine bioaccessibilità si descrive dunque il potenziale di una sostanza a essere assorbita, tuttavia, vi sono pochissime informazioni in letteratura riguardanti la biodisponibilità delle sostanze ingerite. Gli attuali metodi per stimare la biodisponibilità hanno un certo numero di limitazioni tra cui la difficoltà nell’interpretazione dei dati, vista l’influenza di fattori ospite-correlati quali lo stato di salute dell’intestino, lo stato nutrizionale e il genotipo del soggetto sottoposto a esame. Per tali ragioni è dunque molto difficile garantire una bioaccessibilità comune a molteplici soggetti in presenza di caratteristiche individuali eterogenee. L’assunzione di principi per via sublinguale invece consente una stima più veritiera del grado di biodisponibilità delle sostanze assunte.