Pubblicato di Stefano Sottile pubblicato il May 05, 2025
Tempo di lettura: 2 minuti
Il termine biodisponibilità viene associato generalmente ad un farmaco, un nutriente o un integratore, e rappresentala velocità con cui una sostanza viene assorbita da un organismo e diventa disponibile nel sito d’azione.
Si tratta di un parametro che evidenzia un aspetto molto importante quando si valuta l’efficacia di un integratore.
La biodisponibilità talvolta viene tirata in ballo perindicare il grado di assorbimento da parte del corpo di ciò che assumiamo.
Perché la verità è che noi non siamo quel che mangiamo bensìsiamo quel che assimiliamo!
Non tutti i metodi di somministrazione portano allo stesso grado di biodisponibilità di un principio.
Quando assumiamo un integratore per via enterale, indipendentemente dalla sua forma, esso subirà lo stesso percorso del cibo. Verrà ingerito, elaborato dall’apparato digerente e attraverso la parete intestinale entrerà nel circolo sanguigno per raggiungere infine quella parte dell’organismo a cui è destinato. Qui potrà iniziare ed espletare gli effetti benefici ad esso associati. Quanto più velocemente lo farà tanto meglio sarà per noi.
Ci sono però dei fattori che possono intervenire mutando in modo sostanziale l’effetto prodotto dall’assunzione di un integratore modificandone la biodisponibilità.
Questi fattori possono riguardare l’integratore o il nostro corpo.
Relativamente all’integratorela biodisponibilità muta a seconda:
Del modo in cui viene assunto
Del tempo necessario alla sua digestione
Dalla formulazione e dalla qualità degli ingredienti
Dall’interazione con altri nutrienti che potrebbero limitarne o esaltarne l’assorbimento
Riguardo al nostro corpoentrano in gioco questi fattori:
L’età
Il sesso
Lo stato di salute
Il microbiota intestinale
Lo stato dell’apparato digerente
Eventuali intolleranze
La modalità di assunzione (a stomaco vuoto o pieno)
L’orario di assunzione
La biodisponibilità è la capacità dell’integratore di essere utilizzato.
Quanto più i principi assunti, siano essi vitamine, minerali, enzimi o fermenti, raggiungono in modo efficiente e rapido la parte del corpo che devono aiutare, tanto più l’integratore sarà efficace.
Assumere un integratore in un formato non adeguato con una biodisponibilità limitata è uno spreco inutile di denaro ed un altrettanto inutile affaticamento del nostro corpo. Optare per un tipo di integrazione che aumenti la biodisponibilità di un principio senza coinvolgere l’apparato digerente e raggiungendo il circolo sanguigno rapidamente consente di ottenere risultati migliori.
Gli attuali metodi per stimare la biodisponibilità hanno un certo numero di limitazioni tra cui la difficoltà nell’interpretazione dei dati, vista l’influenza di fattori quali lo stato di salute dell’intestino, lo stato nutrizionale e il genotipo del soggetto sottoposto a esame.
Per tali ragioni è dunque molto difficile garantire una biodisponibilità comune a molteplici soggetti in presenza di caratteristiche individuali eterogenee.
L’assunzione di principi per via sublinguale invece consente una stima più veritiera del grado di biodisponibilità delle sostanze assunte.
Sai cos’è la biodisponibilità?
Tempo di lettura: 2 minuti
Il termine biodisponibilità viene associato generalmente ad un farmaco, un nutriente o un integratore, e rappresenta la velocità con cui una sostanza viene assorbita da un organismo e diventa disponibile nel sito d’azione.
Si tratta di un parametro che evidenzia un aspetto molto importante quando si valuta l’efficacia di un integratore.
La biodisponibilità talvolta viene tirata in ballo per indicare il grado di assorbimento da parte del corpo di ciò che assumiamo.
Perché la verità è che noi non siamo quel che mangiamo bensì siamo quel che assimiliamo!
Non tutti i metodi di somministrazione portano allo stesso grado di biodisponibilità di un principio.
Quando assumiamo un integratore per via enterale, indipendentemente dalla sua forma, esso subirà lo stesso percorso del cibo. Verrà ingerito, elaborato dall’apparato digerente e attraverso la parete intestinale entrerà nel circolo sanguigno per raggiungere infine quella parte dell’organismo a cui è destinato. Qui potrà iniziare ed espletare gli effetti benefici ad esso associati. Quanto più velocemente lo farà tanto meglio sarà per noi.
Ci sono però dei fattori che possono intervenire mutando in modo sostanziale l’effetto prodotto dall’assunzione di un integratore modificandone la biodisponibilità.
Questi fattori possono riguardare l’integratore o il nostro corpo.
Relativamente all’integratore la biodisponibilità muta a seconda:
Riguardo al nostro corpo entrano in gioco questi fattori:
L’orario di assunzione
La biodisponibilità è la capacità dell’integratore di essere utilizzato.
Quanto più i principi assunti, siano essi vitamine, minerali, enzimi o fermenti, raggiungono in modo efficiente e rapido la parte del corpo che devono aiutare, tanto più l’integratore sarà efficace.
Assumere un integratore in un formato non adeguato con una biodisponibilità limitata è uno spreco inutile di denaro ed un altrettanto inutile affaticamento del nostro corpo. Optare per un tipo di integrazione che aumenti la biodisponibilità di un principio senza coinvolgere l’apparato digerente e raggiungendo il circolo sanguigno rapidamente consente di ottenere risultati migliori.
Gli attuali metodi per stimare la biodisponibilità hanno un certo numero di limitazioni tra cui la difficoltà nell’interpretazione dei dati, vista l’influenza di fattori quali lo stato di salute dell’intestino, lo stato nutrizionale e il genotipo del soggetto sottoposto a esame.
Per tali ragioni è dunque molto difficile garantire una biodisponibilità comune a molteplici soggetti in presenza di caratteristiche individuali eterogenee.
L’assunzione di principi per via sublinguale invece consente una stima più veritiera del grado di biodisponibilità delle sostanze assunte.