Perché l’alcol fa male? A quali organi? Fa male a tutti nello stesso modo? Cosa possiamo fare per attenuare il danno provocato dall’alcol?
Tutte le bevande alcoliche contengono alcol etilico, detto anche etanolo.
Si tratta di una sostanza che viene rapidamente assorbita per il 5% dalla bocca, per il 15% dallo stomaco, e l’80% viene assorbita dall’intestino tenue, la prima parte dell’intestino. L’alcol assorbito passa quindi nel sangue e dal sangue al fegato, che ha il compito di distruggerlo, perché a differenza dei carboidrati e dei grassi, che se assunti in eccesso possono essere stoccati in vari organi e tessuti, l’alcol deve essere metabolizzato ed eliminato al più presto.

L’alcol è una sostanza calorica che l’organismo non riesce ad utilizzare come energia. Si tratta di una sostanza estranea all’organismo, che viene assorbita rapidamente ma eliminata meno velocemente di quanto non sia assorbita e soltanto in piccole quantità a livello di reni e polmoni.

L’organo cui spetta il compito di distruggere questa sostanza nociva è il fegato, che ha vari sistemi di degradazione dell’alcol, tra cui il più noto è il sistema dell’alcol deidrogenasi, cioè un sistema enzimatico che lo converte dapprima in acetaldeide e quindi in acetato, un composto da utilizzare nei vari processi energetici.

L’Alcol Deidrogenasi agisce in coppia con l’Aldeide deidrogenasi (due enzimi che lavorano insieme). Il secondo sistema di degradazione dell’alcol è detto Microsomiale, utilizzato anche per la degradazione di molti farmaci.
Ma perché il fegato dovrebbe essere programmato per smontare l’alcol se nel nostro corpo non c’è questa sostanza? Perché in realtà noi produciamo alcol in modo endogeno come conseguenza di uno squilibrio del microbiota intestinale.
Si potrebbe quindi pensare che siccome il fegato è in grado di metabolizzare l’alcol potremmo assumerne in qualsiasi quantità ma in verità la capacità del fegato di processare l’alcol è limitata. Gli enzimi che si occupano di questi processi possono detossificare non più di una decina di grammi di alcol all’ora e le sostanze tossiche in eccesso se ne vanno quindi a spasso per il corpo determinando effetti più o meno rilevanti a seconda della quantità di alcol consumata.
In poche parole quando l’apporto di alcol è elevato, il fegato non riesce a smaltire l’eccesso di etanolo e riversa in circolo l’acetaldeide, una sostanza tossica che altera la funzione mitocondriale e induce la produzione di specie reattive dell’ossigeno (ROS).
L’acetaldeide è un metabolita davvero tossico molto più dell’alcol stesso.

Se tieni il consumo di alcol al minimo, il fegato è in grado di liberarsi dell’acetaldeide prima che abbia il tempo di fare parecchi danni. Quando invece non lo fai accade che la riserva di glutatione del tuo fegato – una sostanza chimica che normalmente attaccherebbe l’acetaldeide e la trasformerebbe in una sostanza meno dannosa – si riduce drasticamente a causa dalla quantità di alcol che hai scaricato nel tuo corpo.
Vi sono categorie di persone che hanno livelli minimi dell’enzima alcol deidrogenasi, come per esempio le donne, le popolazioni asiatiche o i ragazzi in fase di sviluppo.
Gli uomini possono tollerare quantità maggiori di alcol rispetto alle donne. In primo luogo gli uomini hanno massa fisica maggiore delle donne e soprattutto un maggior comparto acquoso. L’alcol si disperde in fase acquosa e quindi nei maschi può essere diluito in un volume decisamente maggiore con netta riduzione degli effetti legati al consumo. Inoltre gli uomini hanno anche a disposizione una maggior quantità di una particolare forma di alcol deidrogenasi attiva a livello gastrico e quindi una minor quantità di alcol entra in circolo per la maggior attività di questo enzima. In pratica in una donna, a parità di effetti, è sufficiente il consumo di due terzi della quantità di alcol che può essere consumata da un uomo

Nei bambini e negli adolescenti sotto i 20 anni, l’enzima che degrada l’alcol è quasi del tutto assente!
Queste categorie sono quindi molto più a rischio, e le ragazze più dei ragazzi, perché l’enzima alcol-deidrogenasi, funziona molto meno rispetto agli adulti, con la possibilità di danni soprattutto al fegato.
Per farvi comprendere meglio le diverse conseguenze dell’uso di alcol fra soggetti adulti e ragazzi in età di sviluppo provate ad immaginare se un soggetto prendesse in mano un tizzone di carbone ardente con un guanto ignifugo mentre un altro facesse la stessa cosa a mani nude. Nel primo caso il guanto protettivo rappresenta l’enzima dell’alcol deidrogenasi presente negli esseri adulti, mentre le mani nude rappresentano il fegato dei ragazzi sotto i 20 anni. Gesti simili ma con effetti diversi. Fate voi le dovute considerazioni…
In sintesi quindi
Il fegato ha le risorse per eliminare il contenuto di alcol prodotto dal nostro corpo in maniera endogena ma non è in grado di degradare elevate quantità di alcol.
Quando beviamo sostanze alcoliche dobbiamo pertanto considerare che stiamo aumentando il livello di alcol che il fegato dovrà ossidare con la conseguenza di un suo sovraffaticamento. Questo affaticamento, se protratto nel tempo, porta alla steatosi epatica (fegato grasso).
Steatosi – Fibrosi – Cirrosi
La causa più frequente di steatosi è appunto rappresentata dall’abuso di alcol. Per abuso si intende l’assunzione quotidiana di alcol maggiore di 60 grammi (corrispondente a circa 500 ml di vino) per l’uomo e maggiore di 20 grammi (corrispondente a circa 200 ml di vino) per la donna.
Sì, avete letto bene! Le donne hanno livelli di tolleranza all’alcol di gran lunga inferiori all’uomo poiché producono meno alcol deidrogenasi nella mucosa gastrica; pertanto, una maggior quantità di alcol intatto raggiunge il fegato.
La steatosi epatica alcool-correlata è caratterizzata dall’accumulo nelle cellule del fegato di grassi sotto forma di goccioline. Questa lesione è reversibile.
Con l’astinenza, la steatosi epatica può infatti risolversi completamente entro 6 settimane. La fibrosi e la cirrosi solitamente sono generalmente irreversibili.

La steatosi epatica, l’epatite alcolica e la cirrosi sono spesso considerate manifestazioni separate e progressive dell’epatopatia correlata all’alcol. Tuttavia, le loro caratteristiche spesso si sovrappongono.
- La steatosi epatica (fegato grasso) è la più precoce e comune conseguenza dell’eccessiva ingestione di alcol. La steatosi epatica è potenzialmente reversibile. Il grasso si accumula sotto forma di goccioline di trigliceridi di grandi dimensioni che spostano il nucleo degli epatociti, prevalentemente negli epatociti perivenulari. Il fegato aumenta di dimensioni.
- L’epatite alcolica (steatoepatite) è una combinazione di steatosi epatica, infiammazione diffusa del fegato e necrosi epatica (spesso focale), tutte con vari livelli di gravità. Gli epatociti danneggiati sono rigonfi, con un citoplasma granulare (degenerazione a palloncino), o contengono proteine fibrillari nel citoplasma (corpi di Mallory o ialini alcolici). Gli epatociti gravemente danneggiati diventano necrotici.
- La cirrosi correlata all’alcol è una malattia epatica avanzata caratterizzata da estesa fibrosi che scompagina la normale architettura del fegato. La quantità di grasso presente è variabile. Può coesistere un’epatite alcolica. Il debole tentativo compensatorio di rigenerazione epatica determina la formazione di noduli relativamente piccoli (cirrosi micronodulare). Come conseguenza, il fegato si restringe. Nel tempo, anche con l’astinenza, la fibrosi forma ampi setti, separando il tessuto epatico in grandi noduli (cirrosi macronodulare).
I danni dell’alcol all’intestino
L’alcol determina importanti cambiamenti a livello del microbiota intestinale.
Il microbiota intestinale è una vasta collezione di batteri e altri microrganismi, circa 100.000 miliardi, che vive nel nostro apparato digerente. Attualmente sono state identificate oltre 1000 specie, la maggior parte dei quali appartiene a due phyla principali: Bacteroidetes e Firmicutes.
L’insieme dei genomi di questi batteri comprende oltre tre milioni di geni, 150 geni batterici per ogni gene umano, e conferisce alla popolazione batterica che vive nei nostri visceri una eccezionale versatilità metabolica. Microbiota e microbioma sono due termini spesso usati come sinonimi ma non lo sono. Microbiota si riferisce a una popolazione di microrganismi che colonizza un determinato luogo. Il termine microbioma invece indica la totalità del patrimonio genetico posseduto dal microbiota, cioè i geni che quest’ultimo è in grado di esprimere. I geni del microbiota sono complementari ai geni dell’uomo e aiutano nel mantenimento dello stato di salute prevenendo o fungendo da terapia per molte patologie e supportando le funzioni umane quali la digestione, lo sviluppo del sistema immunitario e la sintesi di composti fondamentali.

Tra intestino e microbiota esiste una relazione di simbiosi: il microbiota provvede ad estrarre energia da cibi che noi non siamo in grado di digerire, sintetizza vitamine ed aminoacidi, produce sostanze essenziali per il benessere della mucosa intestinale e contribuisce a creare una difesa contro batteri ed altri patogeni; nell’intestino il microbiota trova una quantità di nicchie in cui svilupparsi e una costante fonte di cibo.
Un’alterazione del normale equilibrio del microbiota genera diverse patologie: malattie infiammatorie dell’intestino, sindrome del colon irritabile, celiachia, allergie al cibo, diabete di tipo 1 e di tipo 2, varie forme di tumore e addirittura disturbi del comportamento e dell’umore.

La disbiosi (l’alterazione della flora batterica) può essere causata da un gran numero di fattori diversi come l’utilizzo di antibiotici ed altri farmaci, stress e alterazioni del ritmo circadiano e, ovviamente, la dieta, con effetti immediatamente avvertibili sulla composizione del microbiota; l’alcol è uno dei componenti della dieta in grado di modificare la composizione della flora batterica intestinale.
Un consumo abituale di alcol determina alterazioni sul microbiota intestinale, con un forte aumento della crescita batterica nell’intestino tenue. Alterazioni che possono contribuire allo sviluppo di patologie epatiche.
Molti dei batteri la cui popolazione aumenta in seguito al consumo di alcol sono produttori di endotossine, sostanze che possono modulare la risposta immunitaria a livello intestinale e che, attraverso la circolazione portale, possono arrivare al fegato in grande quantità, con infiammazione dei tessuti e potenziali danni all’organo.

La parete intestinale è la più ampia interfaccia tra il nostro organismo e l’ambiente e permette di mantenere separato il contenuto del lume dalla circolazione sistemica, impedendo l’ingresso di patogeni, antigeni e sostanze tossiche. L’alcol riduce l’efficienza della barriera intestinale interferendo con la produzione del muco che ne riveste la superficie e alterando la permeabilità della membrana cellulare degli enterociti.
I danni determinati dall’alcol a livello intestinale possono essere mitigati dalla somministrazione di probiotici, ossia di batteri normalmente presenti nell’intestino che metabolizzano preferenzialmente l’alcol etilico e possono ridurre l’assorbimento dell’alcol ingerito.
Il Lactobacillus rhamnosus GG riduce significativamente la gravità della steatoepatite alcolica, comunemente nota come steatosi epatica. Inoltre, questo ceppo batterico è risultato in grado di ridurre significativamente lo stress ossidativo indotto dall’alcol e l’infiammazione sia nel fegato sia nell’intestino e di preservare la funzione di barriera intestinale.
Anche l’utilizzo di integratori a base di acidi grassi saturi a catena lunga ha mostrato di poter ridurre la disbiosi intestinale, mentre la somministrazione di zinco protegge l’epitelio intestinale e ne riduce la permeabilità.
La scelta migliore, per il benessere del microbiota e non solo, è di NON consumare alcol.
Se questo dovesse risultare impossibile sarà comunque sempre bene seguire le indicazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, basate sul consumo giornaliero di unità alcoliche: una unità alcolica è pari a circa 12 grammi di alcol etilico, la quantità che troviamo in:
- 330 ml di birra con titolo del 5% vol;
- 125 ml di vino con titolo del 12% vol;
- 40 ml di liquori o distillati con titolo del 40% vol;

Secondo l’OMS un uomo non dovrebbe consumare più di 2-3 unità alcoliche al giorno, mentre per la donna si consiglia un consumo minore, 1-2 unità alcoliche/die. Ovviamente bambini ed adolescenti NON DEVONO consumare alcun tipo di bevanda alcolica. Uomini e donne presentano diversa capacità di metabolizzare l’alcol. Capacità che è quasi nulla nei bambini e nei giovani.
E se volete bene al vostro microbiota dategli una mano consumando ogni giorno una buona dose di fibre, quelle che trovate in frutta e verdura, mentre cercate di evitare eccessi di ogni tipo. Ricordate, se vi prendete cura del vostro microbiota, il vostro microbiota si prenderà cura di voi.
I danni dell’alcol agli altri organi:
L’alcol in circolo determina tutta una serie di particolari effetti:
-A livello del sistema nervoso ha azione depressiva, interferendo con l’attività di numerosi sistemi di neurotramissione, rallentandone l’attività e la velocità di lavoro; dapprima si diventa euforici, rilassati e felici ma man mano che l’alcol si accumula e la velocità di trasmissione dell’impulso nervoso si riduce, subentrano difficoltà nel movimento, scadimento dei tempi di reazione, difficoltà di articolazione del discorso, confusione mentale e così via, fino ad arrivare al coma etilico.

I danni dell’alcol sullo sviluppo del cervello adolescente sono stati dimostrati anche da una ricerca effettuata con la risonanza magnetica eseguita su un gruppo di ragazzi rispettivamente a 18 anni, poi a 19 e infine 21. I risultati delle tre Risonanze successive hanno mostrato un assottigliamento della corteccia cerebrale tra gli utilizzatori di questa sostanza. «Un dato che potrebbe indicare un pruning non favorevole (pruning sinaptico: una fase dello sviluppo del sistema nervoso, è il processo di eliminazione delle sinapsi che avviene tra la prima infanzia e l’inizio della pubertà) , e/o un’inibizione della moltiplicazione cellulare, oppure ancora la morte di cellule cerebrali» sottolineano gli autori dello studio, guidati dalla dottoressa Joanna Jacobus dell’University of California di San Diego, che hanno pubblicato la loro sperimentazione sulla rivista scientifica Developmental Cognitive Neuroscience.

Uno dei motivi per cui bere alcolici è molto pericoloso per i giovani è che questa sostanza aggiunge il suo effetto, non solo disinibitore, alle mutazioni già in corso nei giovani cervelli. Compromette le funzioni cerebrali in corteccia orbito-frontale e ippocampo, causando riduzione di vigilanza e attenzione, del coordinamento motorio, e delle capacità di giudizio e decisionale.
-L’alcol agisce anche sugli organi dell’equilibrio con perdita progressiva dello stesso; il passo diviene incerto e barcollante, come ben sa chiunque abbia visto un ubriaco intento a camminare in linea retta.
-L’alcol aumenta anche la frequenza del battito cardiaco e la pressione arteriosa.
-L’alcol infine è un potente diuretico, riduce infatti la secrezione della vasopressina, un ormone che a livello dei reni stimola il riassorbimento di acqua, e determina quindi la perdita di una grande quantità di acqua attraverso le urine, tanto che parte dei postumi di un’ubriacatura possono essere imputati allo stato di disidratazione che l’accompagna.

Se abbiamo vissuto l’esperienza del famoso mal di testa dopo una sbronza, questo è la conseguenza sia della vasodilatazione o espansione dei vasi sanguigni ma anche della disidratazione causata dall’eccessiva presenza dell’alcol nel nostro organismo. Essendo il cervello l’organo del nostro corpo che è contenuto nel liquido cerebrospinale, in fase di disidratazione il cervello si trova a vivere l’effetto restringimento (simile al comportamento di una spugna quando si asciuga) causato dal diminuire di questa sostanza. Per sopperire a questa reazione è quindi necessario assumere molti liquidi e Sali minerali per reidratare l’organismo.
Spesso però non basta bere acqua perché il processo di trasformazione dei liquidi assunti oralmente in liquidi trattenuti dall’organismo richiede non meno di 8 ore, quindi talvolta sarebbe molto utile ripristinare l’equilibrio dei liquidi con delle flebo di soluzione sodica, che solitamente sono in grado di reidratare il corpo in meno di un’ora.
Oggi sappiamo che un consumo eccessivo di alcol è direttamente correlato a danni rilevanti a fegato e pancreas, con estensione dei danni anche al cervello in almeno il 10% degli alcolisti. Assolutamente devastanti i potenziali danni a carico del nascituro derivanti dal consumo di alcolici durante la gravidanza. Numerosi studi hanno inoltre rilevato che il consumo di alcol determina un aumento del rischio di sviluppare tumori, in particolar modo delle vie aeree superiori, dell’esofago e del fegato. Particolare è il caso degli effetti dell’alcol sul sistema cardiovascolare. Un consumo elevato è infatti fattore di rischio per malattie come cardiomiopatie, aritmie, ipertensione e ictus.
Gli aspetti positivi dell’alcol
È evidente che l’attrazione nei confronti dell’alcol è fortissima in tutta la storia umana e che soltanto in tempi recenti si è cominciato a indagare con maggiore attenzione sugli effetti a breve e lungo termine determinati dal consumo di alcol.
Un consumo moderato, all’incirca due bicchieri di vino rosso, appare essere protettivo nei confronti di malattie cardiache. Si osserva infatti un aumento del colesterolo HDL, il colesterolo “buono”, e una possibile riduzione del processo infiammatorio che coinvolge i grassi che si accumulano sulle pareti dei vasi: alcuni autori imputano questo effetto agli antiossidanti presenti nel vino rosso, come il tanto decantato resveratrolo, antiossidanti presenti però in quantità insufficienti a determinare tali effetti, che si rilevano anche per alcolici che il resveratrolo non lo contengono. Un ultimo dato positivo legato a un consumo modesto di alcolici è legato all’effetto antitrombotico dell’alcol.

Anche in questi casi però il rischio per una pletora di altre patologie esiste sempre e aumenta man mano che aumenta il consumo. Quindi se bevete fatelo in maniera intelligente, godendo degli aspetti positivi e cercando di evitare quelli negativi, che diventano molto importanti quando si esagera.
Come limitare gli effetti dannosi dell’alcol:
L’alcol pone un notevole carico sul fegato: per aiutare questo organo a svolgere al meglio il suo compito è molto utile reintegrare i corretti livelli di glutatione (enzima che viene utilizzato per detossinare il fegato). Per integrare il Glutatione va fatta molta attenzione alla modalità di somministrazione perché questo enzima è ph sensibile e perde la sua efficienza se transita dal tratto gastrointestinale (dove l’acidità è elevata). Per evitare di assumere integratori senza trarne alcun beneficio dovrebbe essere preferita la forma liposomiale sublinguale (dove il ph non è acido), la somministrazione tramite iniezione o tramite flebo.

L’alcol danneggia il microbiota: per ripristinare il corretto numero di organismi utili per degradare l’alcol a livello intestinale è utile assumere supplementi di probiotici come ad esempio il Lactobacillus Rhamnosus. Anche l’utilizzo di integratori a base di acidi grassi saturi a catena lunga ha mostrato di poter ridurre la disbiosi intestinale.
Il consumo di alcol provoca una forte carenza di zinco. L’integrazione di zinco è pertanto fondamentale poiché accresce considerevolmente l’eliminazione delle proprietà tossiche dell’alcol.
L’alcol danneggia l’equilibio di idratazione del corpo: è utile ricorrere, se possibile, all’integrazione di liquidi tramite flebo. L’alternativa di bere molta acqua con costanza resta sempre un’ottima abitudine

Conclusioni
L’alcol è un problema e l’Organizzazione Mondiale della Sanità lo classifica tra i cinque più importanti fattori di rischio per la salute: ogni anno, nel mondo, le morti dovute all’uso di alcol sono oltre 3 milioni, quasi il 6% dei decessi totali.

Il consumo di alcol è elevato nella maggior parte dei paesi occidentali. Secondo il Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders, Fifth Edition (DSM-5), si stima che l’8,5% degli adulti statunitensi soffra di disturbi legati all’uso di alcol in qualsiasi periodo di 12 mesi (vedi Disturbi legati all’uso di alcol e riabilitazione).
Il rapporto uomo:donna è circa 2:1. I disturbi del fegato che si verificano nelle persone con un disturbo da consumo di alcol, spesso in sequenza, comprendono
- Steatosi epatica (fegato grasso; in > 90%)
- Epatite alcolica (dal 10 al 35%)
- Cirrosi epatica (dal 10 al 20%)
Bibliografia:
- J.G. Salway. Metabolism at a Glance. Blackwell Publishing Oxford 2008
- Grant BF, Goldstein RB, Saha T, et al: Epidemiology of DSM-5 alcohol use disorder results from the National Epidemiologic Survey on Alcohol and Related Conditions III. JAMA Psychiatry 72(8):757–766, 2015. doi: 10.1001/jamapsychiatry.2015.0584
- John Emsley, Peter Fell. Was it something you ate? Oxford University Press 1999.
- Charles. S. Lieber. Effetti dell’alcol sull’organismo. Le Scienze 95, luglio 1976.
- Giancarlo Vannozzi, Gioacchino Leandro. Lineamenti di Dietoterapia e nutrizione clinica. Il Pensiero Scientifico Editore 2009.
- The 2019 American Association for the Study of Liver Disease’s practice guidelines for Alcohol-Associated Liver Disease
- Ipek Goktepe, Vijay K. Juneja e Mohamed Ahmedna, Probiotics In Food Safety And Human Health, CRC Press, 10 ottobre 2005, pp.117–, ISBN 978-1-57444-514-5.URL consultato il 7 luglio 2012.
- J.J. Malago, Probiotic Bacteria and Enteric Infections: Cytoprotection by Probiotic Bacteria, Springer, 31 gennaio 2011, pp. 48–, ISBN 978-94-007-0385-8.