La malattia di Alzheimer (Alzheimer’s Disease) è una patologia neurodegenerativa a decorso cronico e progressivo. È la causa più comune di demenza nella popolazione anziana dei Paesi sviluppati: attualmente si stima ne sia colpita circa il 5% della popolazione al di sopra dei 65 anni e circa il 20% degli ultra-85enni, anche se in diversi casi può manifestarsi anche un esordio precoce intorno ai 50 anni di vita. Gli studi hanno dimostrato che una somministrazione delle vitamine del gruppo B può portare a un rallentamento dell’Alzheimer e di altre forme di demenza.
Come funziona l’Alzheimer?
Questa patologia colpisce una specifica tipologia di cellule.

Nel nostro corpo noi abbiamo 3 tipologia di cellule:
- Labili
- Stabili
- Perenni
Le prime 2 tipologie di cellule, se danneggiate, possono essere riparate. Le cellule perenni invece, una volta morte o danneggiate, non possono essere rinnovate o sostituite.
Le cellule che fanno parte del sistema nervoso centrale appartengono alla categoria delle cellule perenni. Per questo il loro danneggiamento è molto più grave rispetto alle altre tipologie, perché è irreversibile.
Ad oggi purtroppo la scienza non ha ancora scoperto una cura che riesca a rendere reversibile il processo degenerativo delle cellule nervose.
I farmaci che esistono sono dedicati ad alzare i livelli di glutammato, neurotrasmettitore presente a livello encefalico, in grado di apportare dei benefici all’organismo.
Esistono vaccinazioni contro la degenerazione del sistema nervoso centrale?
Le sperimentazioni di terapie vaccinali sono ancora in atto, ma al momento non hanno ottenuto risultati soddisfacenti. I vaccini ad oggi sperimentati sono stati di 2 tipi:
1) Standard con l’antigene specifico della malattia (Vaccinazione attiva), che nel caso dell’Alzheimer è l’antigene A-Beta. In questo caso lo scopo è fare in modo che il sistema immunitario lo identifichi e si prepari ad abbatterlo qualora dovesse insorgere spontaneamente a causa della malattia.
2) L’utilizzo di Anticorpi Monoclonali (vaccinazione passiva). Lo scopo è utilizzare anticorpi specifici contro la proteina Beta Amiloide, responsabile della formazione di placche a livello del tessuto nervoso, che ne provocherebbe la degenerazione.
Con il primo tipo di vaccini i risultati sono stati deludenti, perché portava i pazienti a sviluppare Encefaliti Immunitarie.
Nell’utilizzo invece dei monoclonali si sono ottenuti risultati molto più incoraggianti. Mentre i primi vaccini hanno lo scopo di non far sintetizzare più la proteina che è però coinvolta in altri processi importanti, i secondi hanno un’azione più “benefica”, mirata a sciogliere e disgregare le placche che dovessero formarsi.
Utilizzo di integratori alimentari del gruppo B come supporto per il rallentamento dell’Alzheimer e il declino neuro-cognitivo
Quel che ha dato un risultato sorprendentemente positivo è stato l’utilizzo di alcuni integratori, che hanno mostrato capacità di rallentamento della progressione della malattia degenerativa in molti pazienti.
Alcuni antiossidanti, quali vitamina E, Ginkgo Biloba e alcune vitamine del gruppo B quali Acido Folico, B6, B12 hanno contribuito in modo significativo a ritardare la progressione della malattia.

I ricercatori hanno notato che le vitamine e gli antiossidanti giochino un ruolo cruciale nello stato di salute anche in presenza di cellule perenni.
Un grande numero di studi ha correlato la carenza di vitamine del gruppo B a diversi fenomeni coinvolti nei processi di patogenesi dell’Alzheimer, delle malattie cerebro-vascolari e altre forme di declino neuro-cognitivo. Si trovano in letteratura numerosi studi che hanno dimostrato gli effetti benefici della somministrazione delle vitamine B nel rallentare l’atrofia cerebrale e il declino cognitivo.
In primo luogo, le vitamine B esercitano un effetto neuroprotettivo: esse proteggono dalla morte le cellule dell’ippocampo sottoposte ad uno stress (Bvit), riducendo in modo significativo la quantità di cellule morte, rispetto al gruppo di controllo (Rabie et al., 2010).
Effetto analogo si riscontra quando i neuroni vengono privati di ossigeno e glucosio: il pre-trattamento con vitamine B diminuisce in modo significativo il tasso di apoptosi (morte cellulare geneticamente programmata), riportandolo a valori vicini a quelli del controllo non trattato (Li et al., 2019).
In secondo luogo, le vitamine B svolgono un effetto neurotrofico: promuovono cioè la sopravvivenza dei neuroni, il loro mantenimento e la neurogenesi (Jadavji et al., 2017).
Un altro studio che riassume tali osservazioni e le ha confermate nell’uomo è quello di Douaud et al. (2013) che dimostra come il trattamento con vitamine del gruppo B si è dimostrato in grado di ridurre l’atrofia cerebrale di ben 7 volte in gruppi di anziani con iniziale decadimento cognitivo, in particolare in quelle aree del cervello che sono colpite dalla malattia di Alzheimer.
Le vitamine del gruppo B contro l’omocisteina
L’omocisteina è un fattore di rischio per la malattia di Alzheimer. È stato dimostrato che l’abbassamento dei livelli di omocisteina dovuto al trattamento con vitamine del gruppo B rallenta il tasso di atrofia cerebrale in corso di decadimento cognitivo lieve (OPTIMA, Nuffield Department of Clinical Medicine, University of Oxford, Oxford, UK 2012).
Possiamo dunque concludere che:
- Il ruolo neuroprotettivo delle vitamine del gruppo B si ritiene essere associato a minori rischi di sviluppare demenza, Alzheimer e altre forme di declino cognitivo ed atrofia cerebrale.
- Per il loro ruolo nella detossificazione dell’omocisteina, le vitamine B rappresentano un’interessante strategia terapeutica, supportata da numerose evidenze scientifiche.

Assumere un buon Complesso vitaminico del gruppo B risulterà cruciale per il sistema nervoso non solo nei confronti di eventuali cellule già danneggiate, per il rallentamento dell’Alzheimer e della demenza, ma principalmente a scopo preventivo, perché contribuirà al decelerazione dei processi ossidativi di quest’ultime.